Filippo Ramondino

 

In Cristo pietre vive

per la costruzione di un edificio spirituale

 

In questo mondo senza speranza, rassegnato o illuso in false speranze, noi cristiani siamo chiamati ad essere «Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo». Questa è la traccia di riflessione in preparazione al Convegno Ecclesiale Verona, che si svolgerà dal 16 al 20 ottobre 2006.

 

Il cristiano prima di essere maestro è testimone, personalmente e comunitariamente. San Pietro nella sua prima lettera ci offre una immagine plastica dell’identità del cristiano.

 

Mossi dalle parole dell’apostolo, i vescovi italiani richiamano l’urgenza di rimettere in luce gli elementi di fondo della testimonianza cristiana:

 

  • il suo aspetto esistenziale (pietre vive),
  • il suo carattere ecclesiale (edificio spirituale),
  • la sua qualità testimoniale (sacerdozio santo).

 

Stringendovi a Cristo pietra viva, anche voi pietre vive

 

( 1 Pt 2,4-8)

 

Che cosa è questa “pietra viva”?

 

San Pietro parlando di pietra, ricorda certamente quanto Gesù amasse questa parola e il suo significato. Il Maestro l’ aveva scelta come soprannome per lui, Simone detto Pietro: cefa che in aramaico significa “roccia”.

 

La Palestina stessa è una regione molto rocciosa, e le pietre venivano usate per i più svariati scopi…per costruire e per lapidare!

 

La “pietra viva” è quella non ancora lavorata, allo stato naturale. Anche san Paolo richiama questa metafora : «Siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore, in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito» (Ef 2,19-22).

 

Gesù è pietra viva che diventa pietra angolare: si è lasciato lavorare dalla volontà del Padre, dal sacrificio della croce. Imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli «obbediscono» (cfr. 5,8-9) !

 

La pietra viva è dunque la pietra che è disponibile a lasciarsi lavorare, per diventare dimora di Dio, tempio dello Spirito Santo.

 

Se noi, come “pietre vive”, pietre allo stato rozzo, natura lapsa, non ci lasciamo purificare e levigare dall’acqua del battesimo, non siamo provati al fuoco dello Spirito, non siamo sfaccettati dalla penitenza e da una coerente vita spirituale, restiamo pietre pericolose, per noi stessi e per gli altri: ci fossilizzano, incrostandosi di aggressività, di immorale pesantezza, di negatività, che pian piano scarichiamo sugli altri…così la società si fossilizza nel peccato, si disumanizza, si lacera, perché non siamo più pietre che costruiamo cattedrali o ponti che uniscono, ma pietre che ci usiamo per lapidarci reciprocamente, pietre viscide sulle quali scorre più velocemente la sporcizia della società, la distruttività umana.

 

Per la costruzione di un edificio spirituale (1 Pt 2, 4)

 

Noi siamo pietre vive….scelte da Dio per costruire la sua opera, il suo Regno. Chiamati a costruire, non a distruggere. Ad entrare regalmente nella sua opera creatrice, non a restare nel caos. Di più: si tratta di un “edificio spirituale”, cioè non condizionato dal tempo e dallo spazio, dai limiti della materia e della corporeità. La pietra angolare ora è soltanto la pietra ribaltata del sepolcro: la virtus resurrectionis!

 

Come tanti mattoni formano la chiesa materiale, cosi ciascuno di noi forma la Chiesa visibile di Cristo, dove c’è un cristiano c’è tutta la Chiesa.

 

Ma è più bello parlare di pietre, più che di mattoni, perché? Perché i mattoni sono tutti uguali, le pietre invece no, una è diversa dall’altra, non troveremo mai una pietra identica all’altra. Così come noi uomini, ognuno unico e irripetibile. Siamo tutti diversi, e pur molteplici, in Cristo possiamo essere una cosa sola. La diversità (lingua, cultura, tradizioni…temperamenti, caratteri, ecc), accettata e amata, diventa una ricchezza.

 

Questa costruzione richiede impegno, fatica, generosità, sacrificio, insieme alla gioia e la soddisfazione interiore di vedere realizzarsi una grande opera per la gloria di Dio.

 

Nel Medioevo spesso i pellegrini contribuivano per la costruzione dei santuari facendo il sacrificio di portare una pietra: in Galizia, per esempio, ad ogni pellegrino che passava veniva data una pietra da portare nella città successiva, dove si stava costruendo una basilica.

 

Ho letto una volta in un antico manoscritto conservato nell’archivio diocesano che l’11 luglio 1604 veniva dato inizio alla costruzione della chiesa di San Francesco da Paola nell’antica Monteleone, oggi Vibo Valentia: c’era una gran moltitudine di prelati e di popolo cittadino e forestiero, ogni sacerdote portava sulle spalle una o due pietre, così pure gli uomini e le donne, «che fu veramente il concorso tale di una meraviglia grande». Mons. Marcantonio Del Tufo, vescovo di quel tempo, benedisse la “pietra triangolaria” e un sacerdote poi la depose nelle fondamenta della futura chiesa…Tutti contribuivano con la propria pietra alla costruzione della chiesa…

 

La fabbrica di questo edificio è in corso nella vita di tutti i credenti. La I lettera ai Corinzi ( 3,12-13) ricorda che può accadere che alcuni all’ “oro, argento, pietre preziose” mescolino “legno, fieno, paglia” per cui alla fine l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. La Bibbia si chiude con la visione della città-tempio che scende dal cielo e segna l’inizio del Regno eterno di Dio. Le pietre di questo mistico edificio, ossia le anime degli eletti, trasparenti, riflettono la luce del Verbo. Ogni eletto porta inciso in fronte il Nome del Padre, e porta in mano una pietra bianca, che gli è stata consegnata, dove è inciso il suo nome – il suo vero nome - «che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve» (Ap 2,17)

 

Siamo pietre vive per un sacerdozio santo. Chiamati cioè a realizzare con Cristo, per Cristo ed in Cristo la nostra vocazione alla santità.

 

C’è una bella espressione del profeta: «toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne». Il cuore di pietra è la pietra viva che si lascia lavorare dal cuore di Cristo…che ci rende uomini veri, col cuore di carne, che umanizza la nostra natura di carne per far lavorare la grazia.

 

Dobbiamo così accettare le necessarie sfaccettature, smussare angoli, eliminare crepe, per dare solidità alla pietra…per divinizzare il nostro cuore.

 

Sarà così una spontanea conseguenza la “qualità testimoniale”: il santo orgoglio, l’ardimento, la responsabilità, la divina sicurezza che noi come societas christiana siamo :« stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo di Dio». Non siamo una massa anonima, non siamo un corpo scompaginato, non siamo un cocktail di mode e di gusti spirituali: siamo la Chiesa di Cristo, pietre compaginate, cementate attorno a Lui, pietra angolare, per virtù di quell’opera soprannaturale, indistruttibile, eterna che agisce in noi per la grazia dei sacramenti.

 

Grazie Signore, che ci prendi così come siamo: pietre vive, grazie perché ci lavori con le mani piagate di Cristo e con le mani operose dei santi, e fai di quello che noi siamo, piccole o grandi pietre, un pezzo prezioso ai tuoi occhi per la costruzione del Regno. Amen.

 

 

 

 

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