Mons. Filippo Ramondino

 

PREDICA di PASSIONE

 

Trascriviamo, per richiesta di molti amici, la predica di Passione, detta “Chiamata dei Santi”, che il nostro Padre Spirituale ha tenuto dal pulpito di questa chiesa arciconfraternale la sera di Venerdì santo 2018. 

 

I

 

     Un giorno San Tommaso d’Aquino fece visita a San Bonaventura, durante la conversazione gli chiese di quale libro si fosse servito per dare luce alla mente e scrivere tanti profondi pensieri. San Bonaventura allora gli indicò l’immagine del Crocifisso, tutta annerita per i tanti baci che le aveva dato, dicendo. “Ecco il mio libro, da cui ricavo tutto ciò che scrivo; egli mi ha insegnato tutto quel poco che ho saputo”.

 

     Mettiamoci, questa sera, anche noi alla scuola del Crocifisso. Ha detto un giornalista dei nostri giorni: «Gesù doveva essere cancellato 2000 anni fa dalla faccia della terra con una terribile esecuzione capitale da schiavo e oggi, dopo venti secoli, quel supplizio continua ad essere ricordato in ogni parte del mondo» (Antonio Socci).

 

     Secondo la tradizione, Gesù, portando la croce nella via verso il calvario, è caduto tre volte. Morirà alle tre del pomeriggio. Resterà tre giorni nel sepolcro. Il numero tre ha già un ricco valore simbolico: diciamo anche noi che è il numero perfetto, perché ci richiama alla perfezione della vita cristiana, cioè alla santità stessa di Dio, che è uno e trino.

 

     Gesù cade stremato, sotto il peso del patibolo. Gesù percorre la stessa strada sulla quale quotidianamente cade l’uomo, sotto il peso delle croci di una vita che inganna i figli suoi.

 

     Diceva don Primo Mazzolari: «Più che una storia di incontri, la via crucis è un seguito di cadute. Negli incontri, ora c’è la Madre, ora la Veronica, ora le pie donne; nelle cadute, ci siamo tutti noi. Pare che il Signore abbia inteso darci appuntamento “per terra” dove l’incontro è più facile e a portata della comune fragilità . Il caduto non è un disertore, ma uno che “viene meno per via”: e Gesù l’attende, chino a sua volta sotto la croce, perché nessuno si senta solo nell'ora più buia».

 

     Il Figlio di Dio cade, non perché può cadere, ma perché sceglie di cadere, di arrivare fin dove noi siamo caduti, per risollevarci.  E’ il nostro Dio, che non si abbassa solo fino a terra, ma cade a terra con tutti noi, per tutti noi. Lui che ci conosce, e sa che solo con lui e per mezzo di lui possiamo rialzarci.

 

     Scende nel nostro fango, nella nostra terra, lì dove,  con noi, con la nostra anima, con la nostra coscienza corrotta, ammalata e ammaliata, abbiamo gettato a terra le cose più importanti, porta lì la sua croce per redimerci. Entra, anche lui come il pastore che va in cerca della pecora smarrita, nelle buche, nelle fosse, nel fango, creato dalla mafia, dai facili guadagni, dalle falsità, dalla corruzione…

 

    Chi vediamo crollato? Cosa vediamo gettato a terra? In questo segmento di strada, che è il nostro tempo, il nostro spazio, questa porzione che ci è data da vivere su questa terra, pur chiamati ad essere aquile e non bisce che strisciano per terra!

 

     Noi oggi avvertiamo la caduta e lo scadimento dei valori più nobili e puri. La caduta di senso e di significato, non riconosciamo il loro fondamento, che è Dio e la natura, nella nostra ragione, nella nostra coscienza.

 

     Certo, Gesù non c’ entra con  queste nostre cadute, conseguenza del falso uso della nostra libertà, ma entra misericordiosamente  in queste cadute, per trascinarci, attraverso il buio del dolore e della morte, verso la risurrezione, verso la vita vera.

 

     Alla prima caduta vogliamo dare questo titolo: CADUTA DEL SENSO DELLA VERITA’. Percuote il cuore e la mente di Pilato, mentre Gesù è davanti a lui la domanda: Quid est veritas? Noi stiamo oggi diventando più bugiardi, falsi, menzogneri, ingannatori.

 

     Accettare la verità impegna radicalmente l’esistenza in una libertà liberata dalla potenza della Verità, senza servilismi, compromessi o ipocrisie. Scrisse il Manzoni: «Non ti far mai servo,/ non far tregua coi vili,/ il Santo Ver mai non tradir»!

 

     Forse, spesso, oggi noi confondiamo verità con sincerità. Si può essere sinceri, ma, talvolta, non veramente sinceri. Verità e sincerità cioè non coincidono. Per esempio, anche un daltonico che confonde il rosso col verde è sincero, ma le Ferrovie dello Stato difficilmente lo potranno assumere come conducente dei treni. Quante persone con ardente sincerità camminano, parlano, operano nell'errore!

 

     Allora, cosa significa per la nostra religione, per la nostra società, per la nostra politica, per la nostra cultura, per la nostra burocrazia, oggi: dire la verità, comunicare la verità, agire nella verità, testimoniare la verità, costruire nella verità, eccetera?  Non esistono singole verità, doppie verità, ma la Verità, da cui tutto dipende, che nella coscienza morale avvertiamo tutti come desiderio di bene. La verità per noi è una persona: Gesù, che ha detto : Io sono la Verità! E per questo Vita  e Via.

 

     Ripeteva a se stesso ed ai suoi amici il medico santo napoletano Giuseppe Moscati: «Ama la Verità, mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio».

 

     Sono le grandi menzogne della storia, gli inganni manovrati dei potenti, che ci fanno chiedere non tanto cosa è la verità? Ma dove è oggi la verità?

 

      Se dovesse essere vero che l’attentato alle torri dell’11 settembre 2001 ha una origine ben diversa di quella che ci hanno fatto credere: quando si fa terrorismo per combattere il terrorismo!

 

     Se dovesse essere vero che la tragica vicenda di Aldo Moro nel 1978 ( di cui celebriamo il 40° anniversario!) fu opera di servizi segreti: doveva morire, c’erano grandi burattinai anche dietro le Brigate rosse…

 

     Se dovesse essere vero che dietro la causa della prima (di cui ricordiamo il centenario!) e seconda guerra mondiale c’è ben altro di quello che ci hanno trasmesso i manuali scolastici…

 

     E se andiamo più vicino nel tempo e nello spazio, in provincia: se dovesse essere vero che Vibo attende  il mitico nuovo ospedale, la cui prima unica e ultima pietra è stata posta nel lontano 2004…

 

     Insieme a queste, altre grandi pagine di storia di vinti e vincitori, ma scritte sulla menzogna, dettate dal padre della menzogna, il diavolo. Non sono bufale, sono reti malefiche che schiavizzano la nostra libertà e offendono la nostra intelligenza.

 

     Mi disse qualcuno, nel nostro pregnante dialetto: non c’è nu parmu i nettu. Buche, fosse, crateri, pozzanghere, nelle quali quotidianamente cadiamo, perché spinti o sospinti…buche morali, peggiori di quelle disseminate nelle nostre strade, che non possono essere oggetto di predica…ma di denuncia e onesta polemica!

 

     Ecco l’urgenza di conversione, di riorientarci sulla verità, che per noi non è una dottrina, una ideologia, ma una persona, Gesù Cristo: io sono la via, la verità la vita.

 

     Non solo allora mani pulite, ma cuori puliti, coscienze pulite, intelligenze pulite. Convertite al Vangelo, dal Vangelo.  Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo. Laviamoci nella verità del sangue di Cristo.

 

Nella stazione successiva alla prima caduta, Gesù incontra sua Madre. La Madre raffigura la Chiesa, madre e maestra di Verità. La Chiesa è stata ed è  forza civilizzatrice, perché anzitutto santificatrice. Dopo  che nei primi secoli della Chiesa, i cristiani furono liberi di professare la loro fede, uno dei primi capitoli della sua storia ha questo titolo: La conversione dei barbari. Noi oggi non stiamo ricadendo nel paganesimo (gli antichi greci e romani avevano se non altro una etica e una morale, anche rigida),ma nella barbarie: genitori che uccidono figli, e figli che uccidono genitori; studenti che accoltellano insegnanti; mostri e cafoni fra le pareti domestiche e nelle pubbliche vie; dove stiamo andando? Dove vogliamo andare con questa follia collettiva?

 

     Nella croce si rivela tutta la verità di Dio e la verità dell’uomo. La croce è la cattedra ai tanti nostri perché!

 

     La croce, il crocifisso lo possiamo tenere sulla parte dietro le nostre scrivanie, nei nostri tribunali, nelle sale consiliari, ma se quella croce non regna, non insegna, non governa sulle nostre scrivanie, dentro i nostri computer, e soprattutto dentro le nostre coscienze, domandando a quel Crocifisso  il suo giudizio, il suo voto, il suo intervento, diventa solo il nostro rinnegamento, un insulto, forse solo, un soprammobile.

 

     Non vogliamo che la croce sia un oggetto decorativo e museale, ma il richiamo incessante al sigillo della nostra fede, sia la scala per il paradiso, la cattedra perenne della verità dell’uomo, per questo vogliamo col nostro grido, in questo giorno che esalta e adora il segno della nostra redenzione, invocarla, promettendole fedeltà e devozione, coerenza e testimonianza:

 

VIENI, O CROCE SANTA,

VESSILLO DI GLORIA,

TALAMO, TRONO ED ALTARE AL CORPO DI CRISTO SIGNORE.

 

Noi ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, qui e in tutte le tue chiese che sono in tutto il mondo, e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

 

II

     La seconda caduta oggi la intitoliamo così: CADUTA DEL SENSO DELLA VITA E DELLA MORTE.

 

     Che cosa è la vita? Che cosa è la morte? Che senso ha questa esistenza terrena, per noi che ci diciamo cristiani?

 

     Il senso: perché nasciamo, viviamo, moriamo? Che percezione abbiamo? Che significato diamo?

 

     Non siamo stati creati per essere tubi digerenti o burattini manovrati.

 

     Noi sosteniamo che la vita non è solo natura ma vocazione, dentro un progetto di creazione, che  non c’è solo il tempo ma l’eternità, che lo spazio è a servizio dell’ infinito. Noi proclamiamo un di più, non un di meno; noi dilatiamo l’intelligenza, non la restringiamo;  noi diciamo che l’uomo è capax Dei, non semplicemente  capace di una somma matematica; crediamo che l’uomo può fare miracoli, non solo scoperte: «Se avrete fede in me- dice Gesù – farete cose più grandi di queste»!

 

     Sulla via verso il calvario, quando un gruppo di donne, sconvolte da quello spettacolo disumano, si avvicinano a Gesù, sfidando le armi dei soldati e l’odio dei giudei, egli rivolge loro queste parole: «Non piangete su di me, piangete piuttosto su voi stesse e sui vostri figli». Che senso ha piangere su di me, se non riconoscete e combattete la causa di tanto dolore?

 

     In quel momento lo sguardo addolorato di Gesù solcava i secoli, i tempi, le nazioni, guardando tante madri, raccogliendo il fiume di lacrime sgorgate dagli occhi di tante mamme.

 

     Non piangete su di me: non possiamo ridurre il nostro sguardo su Cristo a naturale sentimentalismo ed emotività di circostanza…quanto ci emozioniamo davanti a drammi e tragedie, davanti ad assurde e misteriose bare di giovani vite…

 

     Gesù ci fa capire che il pianto vero deve portarci alla radice della causa del dolore: «Il peccato, che rinchiude la creatura umana nella 'menzogna' e nella 'ingiustizia', condanna lo stesso cosmo materiale alla 'vanità' e alla 'corruzione' ed è la causa ultima anche dei mali sociali che affliggono l’umanità» (P. Raniero Cantalamessa).

 

    «Piangete su voi stesse e sui vostri figli»:  il pianto, lo sdegno, il dolore, deve purificare  lo sguardo per lasciarci vedere con occhi puri la realtà, cominciando da quella realtà più immediata che è la famiglia, che sono i figli: piangete piuttosto su voi stesse e sui vostri figli. E, per come stiamo riducendo il valore della famiglia, c’è solo da piangere! Per la volgarità e l’insipienza politica, televisiva, religiosa che stiamo trasmettendo ai nostri figli ci resta solo da piangere. Non è più la famiglia naturale che crea la legge, ma è ormai la legge che determina la famiglia, con devastante confusione e pericolo, compromettendo tragicamente il futuro dell’umanità. Oggi, più che mai, il monito di Gesù alle madri di Gerusalemme, sulla strada della croce, risuona con forza impressionante.

 

«Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio»,  dice San Paolo (2 Cor 5,21). Anche Lui con  noi, sbattuti a terra, esiliati esistenzialmente in angusti spazi. Entra nelle nostre cadute, perché non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Ez. 33,11).

 

«Ecco perché chi è caduto non deve restare a terra.  Se restasse a terra si compirebbe un dramma per l’uomo e per Dio stesso. Invece il Signore ci esorta, ci implora, anzi ci supplica, per mezzo dell’apostolo Paolo: Lasciatevi riconciliare con Dio!» (Serafino Parisi). Riconciliatevi con voi stessi, riconciliatevi con gli altri, riconciliatevi col senso della vita e della morte.  Rialzatevi! Rimettetevi in piedi! Figli non di morte, ma di resurrezione!

 

     A furia di cadere sempre più in basso per il nostro egoismo, concretizzato in : aborti, divorzi, corruzione, delinquenza, manipolazioni genetiche, omertà, noi ci scaviamo solo fosse sepolcrali, tombe sempre nuove, che, per quanto nuove, sempre tombe restano, e non diventeranno tombe vuote. Gesù nella sua misericordia ci segue anche lì, avvolto in un lenzuolo, dalla pietà di Giuseppe d’Arimatea e dei suoi amici, passa attraverso gli squallidi  obitori della nostra storia, entra dentro i cimiteri dei nostri dolori scende nello sheol, nell'abisso più profondo delle nostre cadute, per dirci che, fidandoci di lui, possiamo ricominciare, che lui ora si interra come un seme, dentro i solchi delle nostre cadute, per far rifiorire la speranza,

 

VIENI, O GESU', MORTO PER NOI.

VIENI NEL SEPOLCRO NUOVO CHE TI ABBIAMO PREPARATO.

AIUTACI A RENDERLO VUOTO E INUTILE,

PERCHE’ TU CI VUOI VIVENTI CON TE

PER L’ETERNITA'.

 

III

 

     Eccoci alla terza caduta. Siamo al momento della meditazione, nella quale i nostri cuori trepidano per invocare la Madre. Maria richiama il volto pulito di una mamma, della famiglia. E la terza caduta oggi ha questo titolo: CADUTA DEL SENSO DELLA FAMIGLIA.

 

    Giustamente diceva Papa Giovanni Paolo II: «l’avvenire dell’umanità dipende dalla famiglia…bisogna che le famiglie del nostro tempo riprendano quota! Bisogna che seguano Cristo». Bisogna risollevare la famiglia da quella caduta, da quello scadimento nel quale una falsa visione di natura, un cattivo concetto di cultura, un corrotto uso degli strumenti politici, la sta portando. Bisogna che le famiglie vibonesi seguano Cristo…anche portando la croce! Passando attraverso il buio del sepolcro.

 

     Ci sono figli che attendono risurrezioni d’amore, d’affetto, di unità, che implorano questa novità di vita, sacrificio che vince l’egoismo! Ci sono padri e madri che attendono lavoro, per la loro dignità, per la loro serenità. Uno Stato non può e non deve dare pietre tombali opprimenti, ma aprire porte di speranza.

 

     Papa Francesco sugli attacchi contro la famiglia è chiaro ed esigente: «Sono in gioco, oggi, l’identità e la sopravvivenza della famiglia, composta da papà, mamma e figli. E’ in gioco la vita di tanti bambini, che verranno discriminati in anticipo, venendo privati della maturazione umana che Dio ha voluto si desse con un padre e una madre. E’ in gioco un rifiuto frontale della legge di Dio inscritta nel nostro cuore. Non dobbiamo essere ingenui: non si tratta di una semplice battaglia politica: è l’ambizione distruttiva del piano di Dio. Non si tratta di un mero progetto legislativo (questo è solo lo strumento), ma di una “mossa” del padre della menzogna che pretende di confondere e ingannare i figli di Dio»

 

     La tragica illusione del nostro tempo è che l’uomo può avere pienezza di felicità, confusa col piacere passeggero, in questa terra. Vi chiedo: quanto durano veramente i nostri momenti di felicità?

 

     San Giuseppe da Copertino diceva che «non si possono avere due paradisi: uno di qua e uno di là»!

 

    Noi ci rivolgiamo questa sera di dolore alla Mamma di tutte le mamme, a Colei che ha saputo crescere suo figlio in età sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini, a colei che ha saputo stare presso la croce, a dominare il dolore, fedele fino alla fine al progetto di Dio.

 

     A chi chiedere aiuto soprannaturale? A chi affidare le nostre paure di cadere, le nostre ferite di caduti, le nostre debolezze di uomini itineranti in questa valle di molte lacrime e pochi sorrisi ? Noi invochiamo Lei, con la voce dei bimbi e dei semplici, tenendoci per mano, dando la mano a chi ci è vicino: mentre trascorre  la vita…vieni, o Madre, in mezzo a noi

 

Mentre trascorre la vita
solo tu non sei mai;
Santa Maria del cammino
sempre sarà con te.

 

Vieni, o Madre, in mezzo a noi, vieni Maria quaggiù.
Cammineremo insieme a te verso la libertà.

 

Quando qualcuno ti dice:
"Nulla mai cambierà",
lotta per un mondo nuovo,
lotta per la verità!

 

Lungo la strada la gente
chiusa in se stessa va;
offri per primo la mano
a chi è vicino a te.

 

Quando ti senti ormai stanco
e sembra inutile andar,
tu vai tracciando un cammino:
un altro ti seguirà.

 

     Cammineremo con te, o Madre, verso la libertà, liberi dal peccato, dai nostri egoismi, dai falsi idoli, dalla insensatezza della vita.  Ecco perché, con tutto il nostro cuore ti gridiamo:

 

VIENI, VIENI, O MARIA,

 

CAMMINEREMO INSIEME A TE VERSO L’ETERNITA',

VERSO LA RISURREZIONE,

NEL GIORNO SENZA TRAMONTO E SENZA PIU CADUTE.

FIGLI DELLA RISURREZIONE,

ANNUNCIATORI DI UNA SOLA CERTEZZA:

 

 

GESU' E' IL SIGNORE! AMEN.

 

 

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