Luigi Renzo
per grazia di Dio e della Sede Apostolica
Vescovo di Mileto – Nicotera - Tropea
Prot. N.
10/15/V
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REGOLAMENTO DIOCESANO PER LE PROCESSIONI
PREMESSA
Nel cammino pastorale della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea il “Regolamento per le Processioni” costituisce un’utile e pratica applicazione delle disposizioni e norme del “Direttorio Diocesano
sulle feste religiose”, in vigore dal 5 febbraio 2009. Riferimenti normativi sono altresì:
1) il Direttorio su pietà popolare e liturgia della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti (2002);
2) la Lettera pastorale Pietà popolare da problema a risorsa pastorale (anno 2013.2014);
3) la nota Testimoniare la verità del Vangelo. Nota Pastorale sulla ‘ndrangheta’, Conferenza Episcopale Calabra (25 dicembre 2014).
Ciò premesso, vengono ora indicati gli Orientamenti e Norme per la Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea.
A. ORIENTAMENTI E NORME PASTORALI
1. Il rito della processione è profondamente radicato nell’animo popolare tanto da essere praticato in tutte le religioni di tutti i tempi. Con tale rito una comunità vuole esprimere i propri
sentimenti di devozione a Dio e dare pubblica testimonianza della propria fede. Ha costituito nel passato e può essere ancora oggi un mezzo efficace per esaltare la propria identità religiosa e
la propria coesione interna.
2. La processione deve costituire nella festa un momento importante, vissuto spiritualmente con intensità, preparato da congrua catechesi e preghiera, mai carente della partecipazione dei singoli
fedeli - compresi i componenti il comitato - ai sacramenti della Riconciliazione e della Eucaristia. Ogni processione deve mantenere il suo profilo teologico, liturgico e antropologico.
3. Sotto il profilo teologico “si dovrà mettere in luce che la processione è un segno della condizione della Chiesa, popolo di Dio in cammino che, con Cristo e dietro Cristo, consapevole
di non avere in questo mondo una stabile dimora (cf Eb 13,14), marcia per le vie della città terrena verso la Gerusalemme celeste; segno anche della testimonianza di fede che la comunità
cristiana deve rendere al suo Signore nelle strutture della società civile; segno infine del compito missionario della Chiesa, la quale sin dagli inizi, secondo il mandato del Signore (cf Mt 28,
19-20), si è messa in marcia per annunciare per le strade del mondo il Vangelo della salvezza”.
4. Sotto il profilo liturgico, nello spirito di un ricuperato rapporto armonico tra pietà popolare e la stessa liturgia, le processioni “si dovranno orientare verso la celebrazione della
Liturgia: presentando il percorso come cammino della comunità vivente nel mondo verso la comunità che dimora nei cieli; provvedendo che siano svolte sotto la presidenza ecclesiastica, onde
evitare manifestazioni irrispettose e degenerative, stabilendo lungo il tragitto “momenti di preghiera e di proclamazione della Parola di Dio”; valorizzando il canto e l’apporto di strumenti
musicali; concludendo le stesse con una preghiera dossologica a Dio, fonte di ogni santità, e con la benedizione impartita dal Vescovo, dal presbitero o dal diacono.
5. Sotto il profilo antropologico “si dovrà evidenziare il significato della processione quale «cammino compiuto insieme». Coinvolti nello stesso clima di preghiera, uniti nel canto,
volti all’unica meta, i fedeli si scoprono solidali gli uni con gli altri, determinati a concretizzare nel cammino della vita gli impegni cristiani maturati nel processo processionale” .
6. Strutturate perbene secondo questi tre profili, le processioni, pur nella nostra società distratta ed individualistica, ricupereranno il loro carattere corale e comunitario, e non perderanno
la nota di festosità che dovrà toccare il cuore di tutti, anche dei poveri che vivono nell’indigenza e nella precarietà.
B. DISCIPLINA E SVOLGIMENTO
1. La buona riuscita della processione dipende dalla preparazione remota e prossima, svolta con il comitato festa, con la comunità, con gli animatori liturgici, con i ministranti, con il
servizio volontari. Non è significativa e opportuna una processione se non c’è concorso di popolo ed il raccoglimento generale dei fedeli.
2. Le processioni religiose, pertanto, si svolgano con ordine e serietà da onorare veramente il Signore e da edificare il popolo, attraverso un itinerario significativo. Non si tratta di
cortei folkloristici, marce civili, o spettacoli a soggetto religioso. L’itinerario ed eventuali soste devono essere preventivamente stabiliti dal Parroco e dal Consiglio Pastorale e
comunicati ai fedeli.
3. Si evitino, per quanto possibile, soprattutto d’estate, processioni in pieno mezzogiorno e sotto un sole cocente. E’ più opportuno riportare le processioni alla sera per renderle
spiritualmente più proficue e fisicamente più partecipate.
4. Si devono svolgere, di norma, nei confini della parrocchia. Nei luoghi dove operano più parrocchie, si rispettino le legittime consuetudini, con l’intesa e la collaborazione dei parroci
interessati.
5. Nel corso dell’anno le processioni non siano troppo frequenti, a discapito della vita liturgica e sacramentale. Non è consentito introdurre nuove processioni senza l’espressa autorizzazione
dell’Ordinario.
6. I portatori delle statue siano prevalentemente fedeli che vivono con assiduità la vita della parrocchia o della confraternita, di cui eventualmente si è parte.
E’ compito del parroco o del rettore della chiesa, magari in collaborazione con il comitato festa debitamente costituito, vigilare sulla scelta di tali persone.
Non sono ammessi a questo compito persone aderenti ad associazioni condannate dalla Chiesa, che siano sotto processo in corso per associazione mafiosa o che siano incorse in condanna per mafia,
senza prima aver dato segni pubblici di pentimento e di ravvedimento.
In base alla durata del percorso i portatori si possono alternare per turnazione preventivamente stabilita.
7. Nelle processioni sono proibiti tutti quei gesti in qualsiasi modo contrari al carattere sacro e liturgico di queste. In particolare è tassativamente vietato:
a. ogni forma di “incanto” o riffa per poter portare le statue;
b. protrarre la processione oltre le due ore, al massimo tre per i centri più grossi;
c. trasportare le statue per tutte le strade e i vicoli del paese;
d. raccogliere denaro con cassette o attaccandolo a drappi o stesse sacre immagini;
e. girare o sostare con le sacre immagini davanti a case o persone, tranne che si tratti di ospedali, case di cura, ammalati;
f. accostare alla sacra immagine, durante il percorso, bambini o oggetti per voto; tali gesti di pietà possono essere convenientemente adempiuti in tempi diversi, magari prima o dopo la
processione;
g. chiacchierare, fumare, usare il telefonino, posare per foto e quanto altro possa disturbare lo spirito di raccoglimento e di preghiera;
h. interrompere la processione con batterie e fuochi artificiali vari, tali da intralciare il normale passaggio del corteo;
i. sottoporre le statue allo spettacolo di danze, balli, anche se fossero di antica tradizione.
C. ORDINAMENTO RITUALE E PASTORALE
1. Il clero, a cui spetta presiedere e guidare la processione, intervenga con le vesti liturgiche previste e sia di esempio ai fedeli nella modestia e nella pietà.
2. Le Confraternite e le Pie associazioni partecipino convenientemente ordinate e procedano con i propri labari ed insegne.
3. Durante il percorso, da svolgersi in clima di sacralità visibile, si alternino sapientemente canti, preghiera, ascolto di brani biblici e musica. Ci siano anche di tanto in tanto brevi pause
di silenzio, che favoriscano la riflessione personale. Ove è possibile si provveda ad una idonea apparecchiatura di amplificazione acustica.
4. I complessi bandistici suonino inni sacri e accompagnino il canto dei fedeli, alternandosi con le preghiere del popolo e del clero. Non possono, però, suonare in chiesa.
5. Dove c’è la consuetudine, il canto delle litanie avvenga una sola volta durante o alla fine del tragitto.
6. Mentre si svolge la processione è proibita in chiesa la celebrazione di sante messe o altri riti liturgici.
7. La processione inizi con una adeguata esortazione ai fedeli e si concluda con la preghiera comune e la benedizione del sacerdote (cf. Benedizionale). La benedizione eucaristica è
riservata solo per la solennità del Corpus Domini.
8. La processione non si concluda immediatamente con la celebrazione della Messa, ma secondo le indicazioni del Benedizionale.
D. ADEMPIMENTI CANONICI E CIVILI
1. Ogni processione, tranne quelle strettamente liturgiche (Corpus Domini, Presentazione del Signore, Rogazioni, ecc.), deve essere preventivamente autorizzata dalla Curia diocesana; se ne chieda
pertanto tempestivamente il nulla osta almeno una settimana prima.
2. L’avviso per le processioni, formulato con apposito modulo (Mod. Fest.4) in triplice copia, a norma degli artt. 24 e 25 del T.U. della Legge di Pubblica Sicurezza, e munito del
nulla osta dell’Ordinario Diocesano, deve essere indirizzato al Sindaco o all’autorità di P.S. almeno tre giorni prima della data del suo svolgimento, con segnalazione dettagliata del
percorso e delle eventuali soste.
3. Una eventuale richiesta dell’elenco dei portatori delle statue da parte delle autorità civili, pur nello spirito di una opportuna e saggia collaborazione di massima, non trova fondamento nel
vigente sistema normativo dello Stato italiano. L’esercizio pubblico del culto, infatti, nel cui ambito ricadono anche le processioni religiose, è garantito pienamente dagli artt. 17 e 19 della
Costituzione italiana. Per la Chiesa cattolica tale garanzia è stata ribadita anche nell’Accordo del 18 febbraio 1984 tra la Repubblica italiana e la Santa Sede (L. 25 marzo 1985, n. 121) che
nell’art. 2 afferma che “…è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione
in materia ecclesiastica”. L’esercizio pubblico del culto tocca, pertanto, sia l’ambito proprio del diritto di libertà religiosa e del diritto di riunione, sia l’ambito dei rapporti tra
Repubblica italiana e Santa Sede (art.7 Cost.). In caso di eventuali divergenze a riguardo, consultare l’Ordinario Diocesano.
4. Se la festa prevede manifestazioni esterne, si osservino con cura le disposizioni del Direttorio Diocesano, particolarmente i nn. 14-17.
E. SPECIALI PROCESSIONI E RITI DEVOZIONALI E VOTIVI
a) Processione del Corpus Domini
1. Tra le processioni si distingue, per importanza e per significato nella vita pastorale della parrocchia o della città, quella annuale della solennità del Corpo e Sangue di Cristo. Il popolo
con questo gesto rende pubblica testimonianza di fede e di venerazione verso il Santissimo Sacramento. (cf. Istr. Euchar. Myst. n. 59).
2. Nell’organizzazione della processione si tenga conto delle consuetudini locali sia per l’addobbo delle vie e delle piazze, sia per la composta sfilata di quanti vi partecipano.
3. Si faccia uso di lumi, incenso e baldacchino, sotto il quale inceda il sacerdote con il Santissimo.
4. Dove si conserva l’uso dell’ombrello processionale, questo sia affidato ad un ministro o ad un responsabile di aggregazioni ecclesiali, non ad autorità pubbliche.
5. Nel corso della processione, se la consuetudine lo comporta, e se lo consiglia il bene pastorale, si possono fare anche delle stazioni o soste con la benedizione eucaristica.
6. Nei centri urbani con più parrocchie la processione sia unica, come segno dell’unità della Chiesa intorno all’Eucaristia; vi partecipi tutto il presbiterio locale e sia presieduta
alternativamente di anno in anno da uno dei parroci.
b) Processione e pii esercizi del Venerdì Santo
La processione del Cristo morto e dell’Addolorata, con le varette o misteri, si svolga esclusivamente dopo e a completamento della celebrazione della Passione del Signore del Venerdì pomeriggio.
Dove non c’è questa pia tradizione, in alternativa, si faccia il pio esercizio della Via Crucis per le vie della parrocchia.
c) Processione dell’Affruntata o ‘Ncrinata
Nel confermare “in toto” le norme sulle “Sacre rappresentazioni pasquali” del Direttorio Diocesano sulle feste religiose e quanto determinato nella Notificazione “Per una degna celebrazione
dell’Affruntata” del 25 marzo 2011 (Prot. N. 13/11/V), al fine di ovviare ad altre possibili situazioni incresciose già verificatesi e per educare la comunità al vero senso religioso di
quelle particolari manifestazioni pasquali della pietà popolare, si ribadisce quanto segue:
1. I fedeli cristiani, quelli cioè che si sforzano di seguire la via del Vangelo, non si lascino espropriare di ciò che appartiene al loro patrimonio religioso più genuino, lasciandolo
in mano a gente senza scrupolo, che non ha nulla di cristiano ed anzi persegue una “religione capovolta”, offensiva del vero Cristianesimo popolare.
2. I pastori siano più coraggiosi e uniti per dare segni nuovi di presenza e di speranza al popolo di Dio. Occorrono segnali concreti di “rottura” da certi andazzi impropri: è opportuno affidare
ai giovani che frequentano la parrocchia e sono veramente impegnati in un cammino di fede la possibilità di portare le statue, rendendoli protagonisti anche nell’organizzazione.
3. I membri delle Confraternite che curano tradizionalmente le Affruntate rinuncino a certi pretesi privilegi e si mostrino più collaborativi con i Parroci nell’eseguire scrupolosamente
tutte le direttive diocesane in materia.
4. La scelta dei portatori delle statue sia fatta per estrazione dall’elenco dei prenotati, fermo restando che non possono iscriversi coloro di cui è detto nel precedente n. 6 del punto
B. di questo Regolamento.
5. L’iscrizione, assolutamente gratuita e senza “incanti” né diretti, né velati, sia aperta per tempo con pubblico avviso affisso in chiesa all’inizio della Quaresima. La successiva
estrazione dei nominativi dei portatori deve avvenire sempre pubblicamente la Domenica delle Palme alla presenza del Parroco e del Padre Spirituale.
6. Non è consentito iscriversi nel servizio di portare le statue a persone estranee alla comunità parrocchiale.
7. Se il tragitto è lungo e fosse necessario, sia estratto tra gli iscritti un secondo gruppo di portatori per una eventuale alternanza. Non è consentito ad altri sostituirsi agli estratti
durante il percorso. Altre consuetudini contrarie sono soppresse.
Ciò premesso e considerato,
DISPONIAMO
che le presenti norme, discusse e approvate dal Consiglio Presbiterale nella seduta del 12 febbraio 2015, affidate alla vigile cura e all’impegno dei Parroci, dei Direttivi delle Confraternite
interessate, dei Fedeli laici di buona volontà, entrino in vigore “ad exsperimentum ad triennium” il prossimo 1° marzo 2015.
Mileto, 12 febbraio 2015
L’ORDINARIO DIOCESANO
+ Luigi Renzo
IL CANCELLIERE VESCOVILE
Mons. Filippo Ramondino