DON GIOVANBATTISTA FORTUNA

Rettore e Padre Spirituale emerito dell’Arciconfraternita

 

Nato a Stefanaconi (VV)  il 26 novembre 1922 da Paolo e Nicolina Staropoli.

 

     Entrato adolescente nel Seminario di Mileto, proseguì gli studi teologici presso il Pontificio Seminario Maggiore di Salerno. Fu ordinato sacerdote a Mileto da mons. Nicodemo il 29 giugno 1947.

 

     Nell’anno scolastico 1947-1948 fu prefetto nel seminario diocesano e assistente delle ACLI. Mons. Nicodemo lo nominò nel 1948 padre spirituale dell’Arciconfraternita di Maria SS. del Rosario e San Giovanni Battista in Vibo Valentia e rettore dell’omonima chiesa, ufficio che mantenne ininterrottamente fino al 2006. Contemporaneamente ricoprì, per diversi anni, gli incarichi di assistente diocesano della FUCI e dei Maestri Cattolici,  vice assistente dei Laureati Cattolici, docente di religione al Liceo Classico e all’Istituto Magistrale della stessa città. Con bolla vescovile del 28 febbraio 1959 fu insignito del titolo di canonico del Capitolo Collegiale di S. Maria Maggiore e San Leoluca in Vibo. In seguito alla morte del parroco don Giuseppe Tavella ricevette da mons. Cortese l’incarico di amministratore parrocchiale di Stefanaconi dal 15 ottobre 1993 al 1 ottobre 1994.

 

     Laureatosi in Lettere Classiche all’Università di Messina e  superato il concorso di Stato, con il permesso dei superiori, passò all’insegnamento letterario, divenendo nel 1960 ordinario presso il Liceo Classico Morelli di Vibo, cattedra che mantenne fino al 1993. Vide nella scuola il campo specifico della sua missione, a cui dedicò gran parte delle sue energie spirituali e intellettuali. Fu, in diverse occasioni, nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione commissario di Concorsi, ogni anno poi commissario o presidente negli esami di maturità in diverse città.

 

     Oltre alla cura pastorale dell’Arciconfraternita, alla ferma tutela delle sue tradizioni religiose, alla salvaguardia dell’artistico tempio, don Fortuna diede la sua apprezzata  ars eloquendi al ministero della predicazione, in diocesi e fuori; fu inoltre collaboratore di riviste e autore di saggi storici, curatore della rubrica religiosa settimanale a Radio Calabria. Tra i suoi scritti ricordiamo: La chiesa del Rosario e il Teatro Greco Romano. Notizie storiche; Duomo di San Leoluca e le più importanti epigrafi; La Chiesa del Rosario e la cappella De Sirica-Crispo; La Madonna nella poesia italiana; Stefanaconi, Paieradi e Motta San Demetrio nella storia e nella tradizione ; Il Liceo Ginnasio M.Morelli in Vibo Valentia nella sua storia plurisecolare 1612-1997 e Ferdinando Santacaterina insigne umanista nel Real Collegio Vibonese 1830-1852.

 

     Deponendo il suo corpo, segnato in eterno dal crisma sacerdotale, nel sepolcro, noi desideriamo porre nel nostro cuore una memoria grata, riconoscente, benedicente della sua vita donata a servizio del Vangelo.

 

    Lo facciamo riascoltando due pensieri che a lui stavano particolarmente a cuore.

 

    Il primo  è tratto da una riflessione che il card. Schuster, santo arcivescovo di Milano, propose al clero. Questo brano, diversi anni fa, don Fortuna lo diffuse tra i giovani sacerdoti: «Voi desiderate un ricordo di me. Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla Santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, in verità, non sempre testimoniata; ma, di fronte alla santità, ancora crede, ancora s’inginocchia. La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma, se un santo, vivo o morto, passa, un santo che ha sentito il bisogno di offrire ragioni di speranza a chi sembra non averne più alcuna, tutti accorrono al suo passaggio. Oggi la”malattia mortale” è l’indifferenza, ove si perde il gusto delle grandi passioni, dei grandi sogni, e ci si chiude nel privato. Ricordate le folle, che seguivano la bara di don Luigi Orione, un protagonista del novecento, padre dei poveri e dei bisognosi spiritualmente, stimato oltremodo da Ignazio Silone, amico discreto di E.Bonaiuti, buon samaritano dei sacerdoti in difficoltà. Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi: ha paura dei santi. Don Luigi Orione vinceva col sorriso, con la carità, l’arma dei santi. Abbracciava il ricco e il povero, il peccatore e l’innocente con un sorriso che spianava la via del perdono. Abbracciava il confratello buono e il peccatore, aperto al gaudio della redenzione».

 

     Il secondo pensiero lo traggo da alcuni appunti per omelie da lui scritte e pronunciate durante le esequie  nella nostra chiesa: «La morte  è ritorno a Dio, un viaggio che ci riporta a Dio. Riflettiamo allora sulla precarietà della vita terrena, sulla fugacità delle lusinghe fallaci, sulla grande luce della speranza cristiana che ci apre non il buio dell’abisso orrido e immenso, ma orizzonti infiniti, immensi, ci apre alla trascendenza, al lumen gloriae, alla visione immediata di Dio, “alla gioia di Dio, ineffabile allegrezza vita integra d’amore e di pace”. Non più la morte con la falce ma con una chiave d’oro che apre la porta di un mondo più bello: “Cadrò, diceva una grande anima di sacerdote, cadrò ma con le chiavi di un avvenire meraviglioso, io nella tomba troverò la culla”».

 

 

     Vogliamo accogliere questi due pensieri come un testamento spirituale, che il padre spirituale, il rettore, il professore don Giovanbattista Fortuna, lascia a tutti noi, ai suoi cari, a noi sacerdoti, alla sua confraternita, alla scuola…

 

     Dopo quindici mesi di malattia, assistito amorevolmente dai familiari, il 6 luglio 2012, ha chiuso la sua giornata terrena, a Stefanaconi.

 

     Viva ora  in  Dio, nella pace dei santi.

 

 

Mons. Filippo Ramondino

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